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Corrispondenza con Luigi Granetto di Gnomiz.com: illuminismo, pensiero razionale, guerra
 
Luigi Granetto, del Forum di Gnomiz.com, scrive
David Cirese, pur non sapendo rinunciare ai piaceri retorici del pacifismo utopico, suggerisce, nelle ultime righe del suo intervento, gli indirizzi Internet per cercare di avere qualche contatto con i serbi. Questi contatti sono molto importanti perché creano qualche difficoltà all'uso del pacifismo da parte della spietata dittatura di Milosevic. Le analoghe esperienze maturate dai paesi di cultura liberale con gli antifascisti tedeschi , pur non riuscendo ad evitare l'uso delle armi, crearono i presupposti per una trasformazione di una parte di quella nazione in uno stato democratico. Vi sono validi motivi per credere che la cultura serba, pur non avendo nella sua storia spiriti come Kant o Goethe, potrebbe riuscire a trovare nel pensiero illuministico e razionale un valido antidoto alle follie etniche e nazionaliste. Spero inoltre che la brutalità di questa guerra convinca la parte migliore degli occidentali dell'importanza che una cultura, meno elitaria e più diffusamente popolare, potrebbe avere per evitare situazioni come quella che stiamo vivendo. 
Luigi Granetto 

Caro Granetto, 

ti ringrazio della pubblicazione nel forum e della tua interessante nota, che però mi sembra stonare su alcune corde, tipo: 

>...indirizzi Internet per cercare di avere qualche contatto con i serbi. 
>Questi contatti sono molto importanti perché creano qualche difficoltà 
>all'uso del pacifismo da parte della spietata dittatura di Milosevic...

Io in realtà non parlo di organizzare un bombardamento ideologico via Internet, non voglio lavorare per la 
nostra propaganda. Parlo semplicemente dell'importanza di avere amici in Serbia, di avere come amici chi si vuole sia nostro nemico. E non voglio fare in piccolo quello che Clinton & Company fanno in larga scala: ad un amico non dico "io ho ragione, tu hai torto, o perchè sei stronzo o perchè sei stupido"; cerco invece di ascoltare le sue ragioni e considerare il suo punto di vista, anche se lontanissimo dal mio. Ma forse non ho capito cosa dicevi... 

>Vi sono validi motivi per credere che la cultura serba, pur non avendo nella sua storia spiriti come Kant o Goethe, potrebbe riuscire a trovare nel pensiero illuministico e razionale un valido antidoto alle follie etniche e nazionaliste.

Qualcuno deve però spiegarmi che c'entra Clinton con Kant e Goethe. 

E poi, se sono l'illuminismo e la razionalità i motori del Bene, vorrei sapere come hanno fatto a tirarsene fuori 
gli occidentalissimi regimi nazisti e fascisti. Dal secolo dei lumi a quello degli abbagli... 
Non sono forse questi, il nazismo e il fascismo, l'esaltazione della più fredda, cinica ed efficente razionalità? 
La stessa razionalità che oggi ci fa ardentemente discutere sull'opportunità o meno di portare avanti quegli importanti esperimenti di genetica abbandonati dalla medicina europea dopo la liberazione dei campi di concentramento. 

Io penso che per commettere certi crimini contro l'Uomo e la Vita, non si possa che fare appello al massimo della razionalià, mettendo a dormire l'altro grande motore dello sviluppo umano, la "sana follia", la "sana irrazionalità". Quella FOLLIA che di fronte all'Altro e al Diverso NON ci fa "ragionare" nei termini di "e questo chi è? che vuole? vuole forse le mie risorse? vuole mettere in crisi il mio precario equilibrio, la mia corazza culturale?" 

Di fronte al Diverso, la ragione molto spesso ci mette (o lo mette) in fuga. Salvo trovare elementi di contatto nel possibile sfruttamento, nel comprendere inteso come inglobare. Il pensiero razionale tende, per sua intrinseca struttura, a nutrirsi delle sue stesse contraddizioni, a plasmarle sui propri modelli per placare il proprio caos interno, a considerare le alternative come semplice materia di restauro per la propria maschera, per il proprio involucro perfetto e prevedibile, la propria forma vuota ma significante. 

Per il pensiero razionale, è folle confrontarsi alla pari con ciò che non è razionale. Il pensiero razionale è folle e schizofrenico: si confronta sempre e solo con se stesso, illudendosi di vivere del confronto con la realtà. 

Rare visioni apocalittiche al contrario, mi fanno vedere milioni di folli irrazionali dirigersi verso Belgrado e la Casa Bianca, sotto il fuoco di intelligenti e razionali bombardamenti, armati di aereoplanini di carta (riciclata) 
con su scritto "ora basta, avete rotto le palle fin troppo". 
 

>un valido antidoto alle follie etniche e nazionaliste.

Se vogliamo considerare certe follie come una eccezione pericolosa o un veleno, Mitridate ci spiga perfettamente qual'è l'antidoto... 
 

>Spero inoltre che la brutalità di questa guerra convinca 
>la parte migliore degli occidentali dell'importanza che una cultura, 
>meno elitaria e più diffusamente popolare, potrebbe avere 
>per evitare situazioni come quella che stiamo vivendo  

Su questo sono perfettamente daccordo, anche se spero che tutto ciò coinvolga in qualche modo anche la parte peggiore degli occidentali, e anche i non occidentali, se mai un giorno ne resterà qualcuno. 

Grazie ancora. 

        Ciao, a presto 

             David Cirese 
           www.net-art.it/cirese
 

P.S. 
I piaceri retorici del pacifismo bilanciano i dispiaceri (ancor più retorici) dell'interventismo, fanno da scudo e mi proteggono da quelle affermazioni che da 2 mesi aggrediscono la mia anima e la mia ragione, affermazioni del tipo: 
"questa guerra l'ha voluta Milosevic" 
"questa guerra la può fermare solo Milosevic" 
" i bombardamenti cesseranno quando Milosevic avrà accettato le 5 condizioni..." 

L'utopia del pacifismo sta nel credere che si possa convincere un commerciante a chiudere il negozio proprio quando è pieno di clienti. 



 
Per David Cirese di Luigi Granetto
Caro Cirese, la tua appassionata risposta dimostra che le parole, le idee, i linguaggi degli uomini non possono fare un grande affidamento nelle fondamentali scoperte della filosofia e della scienza. Concetti come razionalità, diversità, follia hanno perso per queste discipline, la facoltà di evocare in maniera convincente la realtà. La neuropsichiatria e la psicologia hanno tolto alla follia il suo alone di mistero, l'antropologia ha fatto la stessa cosa con la "diversità", mentre la filosofia, trasformandosi in epistemologia, è ritornata a competere con la scienza. Tutte queste conquiste dell'umanità avranno bisogno ancora di molto tempo per determinare una civiltà più evoluta anche se non dovrebbe essere particolarmente difficile accorgersi di qualche fatto rilevante. La fine del nazismo tedesco e la grande democratizzazione che ne è scaturita ha reso più difficile considerare utili le millenarie pratiche tribali
che quella nazione, malgrado Kant e Goethe, aveva continuato a mettere in pratica. La fine del fascismo in Italia ha riavvicinato il paese di Galileo e Machiavelli alle nazioni dove le idee di questi pensatori avevano partecipato a dare alla democrazia fondamenta scientifiche. Non ho la competenza per giudicare se questa guerra poteva essere evitata ma mi rammarico che le nazioni più ricche, civili e libere del mondo non siano ancora riuscite a mettere in pratica metodi di persuasione diversi da quelli che implicano l'uso delle armi. Probabilmente questa oggettiva debolezza delle nostre politiche dipende dal fatto che la rivoluzione liberale, fondamento di una civiltà più giusta, non è ancora riuscita a trasformarsi da borghese a popolare. Perché questa trasformazione avvenga abbiamo bisogno di combattere tutte quelle idee che non riconoscono nel metodo empirico e nel realismo le fondamenta del pensiero moderno: l'isolazionismo etnico, il comunismo idealista, l'integralismo religioso ma anche il monetarismo fine a se stesso, l'incontrollabilità di certe lobby e di certi servizi segreti. Per concludere mi permetto di porre a te e ai nostri lettori questo problema: per cercare di risolvere la questione Kosovo bisogna capire se veramente pacifismo e interventismo siano manifestazioni di pensieri diversi. L'irrealtà dell' apparenza è capace di suscitare la realtà degli incubi.
Luigi Granetto

 
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