OSSA FRATTURATE,
FRATTURA NEL PAESE
A cura di David Cirese - 27 luglio 2001 PREMESSA NeT-ArT
vuole denunciare i gravi fatti legati alle manifestazioni anti-globalizzazione
di Genova e le altrettanto gravi conseguenze per la democrazia del nostro
paese. L'Home Page di NeT-ArT viene quindi sostituita con un articolo volto
a stimolare la riflessione di ognuno su cosa sia accaduto, sui perchè,
su cosa potrebbe ancora accadere e su cosa è possibile fare per
modificare lo stato delle cose.
L'analisi contenuta in questo articolo tiene in considerazione una serie di testimonianze, notizie e informazioni che raramente hanno trovato spazio nei principali organi di informazione, seguiti dalla maggioranza degli italiani. Solo dopo una settimana dalle manifestazioni comincia a trapelare seriamente la notizia che ci sarebbero stati soprusi delle forze dell'ordine. Consiglio quindi a chi non lo avesse già fatto di dare un'occhiata ai media indipendenti e ai siti web di informazione legati al movimento anti-globalizzazione: si potrà anche definirli "di parte", ma solo se si comprenderà che sono di parte anche le 6 principali reti televisive nazionali e buona parte dell'editoria, e che comunque c'è differenza tra una parzialità dettata dalla passione e una parzialità dettata dallo stipendio. In ogni caso, confrontando voci diverse sarà possibile farsi un'idea più precisa. Se tutto quello che qui leggerai fosse solo una grande paranoia, chiedo scusa a nome di tutti i paranoici, ma penso che i danni sociali e politici eventualmente creati da tale disturbo mentale non siano nemmeno lontanamente confrontabili con le devastazioni che potrebbe vedere il nostro paese se i paranoici si dovessero invece rivelare sani di mente. E'
a disposizione un Forum
per commentare l'articolo, criticarlo, smentirne le analisi o aggiungere
elementi di riflessione.
OSSA FRATTURATE, FRATTURA NEL PAESE A Genova si sono consumate innumerevoli tragedie. Prima di tutto tragedie umane, un morto, centinaia di feriti, famiglie in pena per propri figli, siano essi in divisa o indossino i più vivaci colori dell'anti-globalizzazione; tragedie economiche, con una città devastata, miliardi di danni, commercianti disperati, cittadini adirati; infine una tragedia politica, per le conseguenze (che sono in realtà le cause) di tutto questo. Delle tragedie umane non voglio parlare, c'è poco da dire. Autorizzato a parlare è solo chi soffre, e chi può stargli vicino per curare le ferite del corpo e dello spirito. Le tragedie economiche saranno invece curate dal governo. Rivolgerò quindi la riflessione verso la tragedia politica, meno nitida delle altre, più difficile da mettere a fuoco forse proprio per le sue sfaccettature molteplici e per il fatto non indifferente che la sua portata investe tutti, e non solo chi ha partecipato in prima persona ai fatti di Genova. A prescindere da come siano andate realmente le cose a Genova, oltre alle ossa fratturate l'Italia deve ora affrontare una frattura politica, sociale e culturale molto grave. Si sono infatti creati nel paese due schieramenti opposti che vanno ad ingrossarsi rapidamente e altrettanto rapidamente si sta radicalizzando lo scontro. E per scontro non intendo quello tra manganelli e sprange, ma uno scontro culturale, basato sull'opposta valutazione di ciò che è avvenuto a Genova: da una parte c'è la versione ufficiale delle forze dell'ordine, del governo, dei principali organi di informazione; dall'altra la versione di testimoni diretti degli eventi, manifestanti, giornalisti e fotografi più o meno indipendenti, parlamentari del centro-sinistra. Uno scontro che va a toccare l'interpretazione e quindi l'applicazione della costituzione, delle leggi, dei diritti della persona in una società che si dice democratica. A livello politico-istituzionale questo scontro potrà anche essere riassorbito senza grossi traumi visibili: sappiamo bene come i politicanti di professione siano in grado di ingoiare e digerire bocconi che sarebbero veleno mortale per il cittadino comune, e così come ci si sedeva al tavolo della Bicamerale pur accusandosi di essere mafiosi da una parte e stalinisti dall'altra, allo stesso modo assisteremo alla collaborazione di quelli che oggi in Parlamento si accusano reciprocamente: di non aver saputo/voluto bloccare i pochi violenti gli uni, di coprire i tanti violenti gli altri. A livello politico-sociale
la situazione è ben diversa. Centinaia di migliaia di persone che
hanno assistito ai fatti in prima persona oppure seguendo i media indipendenti
su internet, stanno raccontando alle proprie famiglie e ai propri amici
la loro verità, una verità difficile da dimenticare, che
segna per sempre chi l'ha vissuta e chi la sente raccontare.
DUE VERSIONI COMUNQUE AGGHIACCIANTI Le due verità che si confrontano sono portatrici entrambe di conseguenze allarmanti, molto allarmanti. Se ha ragione il
teorema del governo Berlusconi, allora in Italia ci sono centinaia di migliaia
di persone pronte a imbracciare spranghe e bombe molotov o a coprire e
collaborare con chi lo fa, con il lucido intento di devastare città
intere. Siamo quindi sull'orlo dello sfacelo, della guerra civile, altro
che Brigate Rosse, IRA, ETA, Intifada...è un problema militare...la
polizia non può bastare...bisognerà ben presto schierare
l'esercito...forse anche chiedere un intervento della NATO...
Ma può anche avere ragione chi dice che quello a cui abbiamo assistito a Genova è un piano organizzato a livello politico per criminalizzare e così arrestare (in senso neanche troppo figurato) l'intero movimento anti-globalizzazione. Le testimonianze raccolte parlerebbero chiaro: la polizia e i carabinieri, ovviamente su ordini precisi di funzionari ed ufficiali, ordini che per la loro gravità non possono non avere un avallo politico, avrebbero intenzionalmente operato non per contenere i disordini ed arrestarne i responsabili, ma per scatenarli e diffonderli in tutta la città, caricando con lucida determinazione i manifestanti pacifici e lasciando impuniti i teppisti e i violenti, tra i quali, a guidarli e fomentarli, sono stati riconosciuti molti agenti delle forze dell'odine infiltrati. In entrambi i casi,
ripeto, c'è da farsela addosso. Per fortuna la prima verità
è decisamente surreale, quasi una barzelletta di cattivo gusto,
se non altro perchè raccontata da giornalisti pagati da chi è
accusato, nella seconda verità, di essere tra i mandanti degli scontri.
Anche la seconda verità può apparire a qualcuno strampalata,
ma consiglio a costoro di seguire alcune semplici riflessioni.
IL MOVENTE Abbiamo visto come il movente dell'eventuale atto criminale perpetrato dai manifestanti non possa che delineare una ipotesi di infermità mentale. Rompere vetrine per diminuire l'effetto serra, per contrastare la manipolazione genetica, per azzerare il debito dei paesi del terzo mondo dimostra una netta incapacità di intendere e di volere. Al contrario, il movente di un'eventuale operazione di repressione anti-democratica da parte di settori più o meno occulti della nostra società dimostrerebbe una grande lucidità strategica di fronte ad un pericolo reale per le sfere dell'alta economia nazionale ed internazionale, rappresentate appunto dal cosidetto G8. Pericolo reale? Ma se si è appena detto che gli anti-global sono solo dei mattacchioni che vogliono vivere un po' meglio e far vivere meglio chi si trova in situazioni veramente disagiate. Si, c'è anche qualche comunista, ma ci sono pure preti e suore, vecchi, mamme e bambini. Che paura possono fare per giustificare tanta indiscriminata e illegale violenza da parte delle forze dell'ordine, per costringere il governo a sospendere le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto? Proprio questo fa
paura: la normalità, la semplicità delle richieste; per essere
anti-global basta pensare con la propria testa e avere a cuore la vita
degli altri e del pianeta in cui si vive, caratteristiche per fortuna di
tutti ancora ben diffuse tra la gente comune. Il rischio, per i grandi
potentati dell'economia internazionale, è quello di trovarsi di
fronte, nei prossimi anni, a manifestazioni mai viste nella storia, milioni
e milioni di persone armate solo delle loro idee. Di fronte a questo, i
potentati non sarebbero più tali. Sotto l'ottica di questo movente,
l'operazione di provocazione e criminalizzazione dell'intero movimento
anti-globalizzazione tenderebbe da una parte a frenarne l'adesione e l'ingrossamento,
dall'altra a innescare un meccanismo di rabbia per la quale i meno lucidi
e saggi potrebbero essere spinti a scelte davvero violente e autodistruttive
per il movimento stesso.
L'ARMA DEL DELITTO Non voglio, come ho già detto, parlare del ragazzo ucciso in piazza. Parlo quindi dell'arma usata per il tentato omicidio del movimento intero. Omicidio sventato, viste le centinaia di migliaia di manifestanti in tante città in Italia e nel mondo nei giorni a seguire. L'arma, secondo centinaia
di testimonianze, è stata la perfetta sincronia e sinergia delle
azioni dei Black Bloc e delle forze dell'ordine, corroborata dalla distorta
visione data dai principali organi di informazione.
In un caso, testimoniato da Sandro Curzi su una rete pubblica e tra le rare testimonianze in questo senso comunicate dai media ufficiali, una quindicina di Black Bloc hanno devastato una piazza davanti a centinaia di agenti immobili, prima ancora che il corteo giungesse sulla piazza stessa: erano isolati, non potevano confondersi tra la folla, potevano essere presi e arrestati senza alcun problema vista la nettissima superiorità delle forze dell'ordine, eppure niente. La polizia ha aspettato che giungesse il corteo, che i Black Bloc si disperdessero, e ha cominciato il lancio di lacrimogeni e le cariche ai manifestanti. Non ci è dato
sapere se il coordinamento delle forze dell'ordine con l'operato dei Black
Bloc seguisse una regia preordinata, si realizzasse di volta in volta secondo
una logica di "intoccabilità dei Black Bloc" o fosse un fenomeno
casuale dettato dalla totale incompetenza di quello che è stato
definito il top del nostro apparato di polizia. Restano comunque da spiegare
le molteplici testimonianze di "dialoghi" avvenuti tra esponenti delle
forze dell'ordine e Blocco Nero.
IL CILE DI PINOCHET Molti testimoni hanno paragonato il clima che si respirava e il livello di democrazia e libertà concesso a Genova dal governo Berlusconi a quello del Cile di Pinochet. Questi testimoni non sono solo giovani manifestanti esaltati, ma anche attempati e rispettabili parlamentari. Tutto ciò potrà anche apparire come una pittoresca metafora, o come la faziosità di un avversario, ma poi viene in mente un nome, e le cose si chiariscono un poco: Margareth Tatcher, l'anello logico di congiunzione. La Lady di Ferro è stata infatti al tempo stesso uno dei pochi leader internazionali ad appoggiare Berlusconi nella recente campagna elettorale, e a difendere pubblicamente il dittatore cileno dalle recenti inchieste e processi ai quali finalmente lo si vuole sottoporre. La coincidenza fa
riflettere e preoccupa. E a due giorni dalla fine del G8, decine di manifestanti
non sono tornati a casa, non risultano tra gli arrestati, ne tra i feriti
ricoverati. E per l'informazione ufficiale questa non è una notizia.
LA LOGGIA P2 Ancora coincidenze,
ulteriori preoccupazioni.
Si vabbè ma questa è storia vecchia, che centra coi fatti di questi giorni? Forse niente, comunque:
...e le cellule operative
del Piano avevano un nome: clubs. Chi vuole intendere intenda...
PIU' VELOCE DEL PENSIERO La preoccupazione aumenta quando ti accorgi che i fatti sono più veloci del tuo pensiero. Mi viene in mente, quasi per assurdo, che se si continua su questa strada, ben presto si cercherà di criminalizzare anche settori del parlamento, poi apro un giornale e vedo che c'è chi mi ha fregato sul tempo: prima pagina del Messaggero, Frattini: "I fiancheggiatori delle Tute nere? Anche in Parlamento". A quando il primo deputato arrestato? E non per tangenti? La preoccupazione
invece si scioglie, almeno in parte, quando centinaia di migliaia di persone
non si spaventano, non abboccano e scendono nelle piazza d'Italia, paese
solo per questo oggi ancora libero, a protestare contro l'operato del governo
e della polizia.
POLIZIOTTI ASSASSINI? Ma perchè gridare "assassini" ai poliziotti, generalizzando? Potrà essere emotivamente comprensibile, ma razionalmente illogico e politicamente inopportuno. Comprensibile però come lo è il grido e la volontà di linciaggio di certa borghesia verso ad esempio "i drogati" che a loro avviso arrivano ad uccidere per sostenere il proprio vizio. Ma vaglielo a spiegare ad un farmacista ferito in una rapina commessa da un drogato, che se a distribuire l'eroina, con il permesso dello Stato, al suo reale costo privato degli stratosferici utili delle narco-mafie, fosse stata la sua farmacia, quella rapina non ci sarebbe mai stata. E vaglielo a spiegare ad un manifestante che ha visto la morte in faccia o a visto la morte di un amico, che quella gente in divisa che sfonda teste e spara è solo la punta di un iceberg molto più grande e soprattutto molto più complesso, e che le responsabilità reali vanno cercate altrove, a livello politico o per lo meno al livello dei vertici e della dirigenza delle forze dell'ordine, e non certo tra chi si è preso la più grande, scusate il termine, inculata del potere: gli agenti di polizia e i semplici carabinieri, che per due milioni al mese giocano quotidianamente una partita contro squadre pagate molto meglio: non parlo ovviamente delle partite contro i manifestanti, partite giocate eccezionalmente e alle quali la maggior parte dei manifestanti non partecipa o non vorrebbe partecipare; parlo invece della partita contro i vari aspetti e le varie squadre della criminalità. E' come se i calciatori della Roma prendessero una frazione infinitesimale degli ingaggi guadagnati dai calciatori delle altre squadre...roba da matti...una truffa...ed in più con l'obbligo di vincere il campionato per una sorta di "dovere morale"... Ma gridare "assassini" nel mucchio è anche politicamente inopportuno: avallare la logica della generalizzazione significa infatti approvare ed appoggiare la strategia del vero nemico, di chi sta facendo della generalizzazione delle violenze di piazza l'arma più efficace per snaturare e sconfiggere il movimento anti-global. E poi, essendo certo
che chiunque si senta accusato di omicidio sapendo di non essere colpevole
proverà odio per chi lo accusa, ed essendo altrettanto certo che
la stragrande maggioranza dei poliziotti e dei carabinieri assegnati alle
manifestazioni non è e non si sente assassina, tutto ciò
non fa che alimentare il fuoco acceso dai veri mandanti delle violenze
e degli omicidi di Stato, non fa che alimentare la strategia della tensione,
e alla prossima carica i manganelli saranno ancora più pesanti.
ANCORA GENERALIZZAZIONI Sarò ipersensibile,
ma quando sento da una rappresentante delle forze dell'ordine che la drammatica
irruzione nella scuola, ipotetico covo dei Black Bloc, è stato un
successo perchè sono stati arrestati manifestanti violenti a decine,
e sequestrati tra l'altro numerosissimi coltelli e qualche mazza, mi sento
un po' preso per il culo, ed ancora una volta mi spavento. Senza arrivare
agli estremi di chi dice, e non sono pochi, che quegli oggetti contundenti
ce li ha portati la polizia stessa, so comunque che io stesso, assolutamente
non violento e non Black Bloc, potevo essere tra gli arrestati (e pestati).
Perchè? Per un piccolo particolare forse sfuggito a molti nelle
immagini televisive che mostrano l'arsenale sequestrato: i coltellini da
campeggio. Già, tra i numerosissimi coltelli, numerossissimi sono
di quel tipo, con il cavatappi, l'apriscatole, alcuni con le forbicine
per tagliarsi le unghie. Io non sono andato a Genova, ma se lo avessi fatto
probabilmente mi si sarebbe presentato questo scenario: un lungo viaggio
in treno, una giornata pesante, dei matti che spaccano tutto e nessuno
fa niente per fermarli, la stanchezza, la ricerca di un posto dove dormire,
mi dicono che c'e una scuola dormitorio aperta a tutti i manifestanti,
ci vado, stendo il mio sacco a pelo, vedo che c'è anche gente strana,
forse pericolosa, domattina quando mi sveglio vado a dirlo al GSF che è
di fronte e forse può fare qualcosa, ho anche un po' paura, e ho
fame, tiro fuori una scatoletta di tonno, il mio coltellino da campeggio,
la polizia, le botte, il sangue, l'arresto, voglio un avvocato, non posso
chiamare nessuno per 48 ore... Le generalizzazioni fanno sempre male, purtroppo
non solo al pensiero e al linguaggio: i coltelli sono coltelli, i coltellini
da campeggio sono altro.
QUALCOSA DA NASCONDERE Complotto o non complotto,
qualcosa da nascondere i funzionari delle forze dell'ordine dovevano averlo
senza alcun dubbio. Se non hai niente da nascondere, quando un parlamentare
ti chiede di entrare in una caserma per verificare lo stato e le condizioni
degli arrestati, tu lo fai entrare, così come lo fai entrare in
una scuola dalla quale stanno uscendo decine di ragazzi in barella, se
non altro per fugare ogni sospetto sull'operato dei tuoi sottoposti. E
invece no, i deputati non possono entrare. Ma dei deputati sono potuti
entrare addirittura nella centrale operativa dalla quale erano monitorizzate
le piazze di Genova. Oibò, c'è qualcosa che non va: forse
quello che si deve nascondere a taluni può essere invece svelato
ad altri? Qual'è la chiave di questo mistero? La chiave è
ovviamente l'appartenenza politica di questi deputati: del centro-sinistra
quelli che non possono entrare, della destra quelli che possono. Ricordando
che un parlamentare si reca in carceri, caserme, uffici pubblici, etc.
per verificarne la legalità e la costituzionalità, dobbiamo
tristemente desumere che a Genova esistevano due modelli diversi di legge
e costituzione, dei quali era applicato quello invisibile e segreto.
LA RISPOSTA E LE SPERANZE La risposta a questo attacco alla democrazia e ai diritti della persona non può che venire dalla società stessa, e le grandi manifestazioni nazionali di pacifica protesta nei giorni seguenti i gravi fatti lasciano buone speranze. Altrettanto importante è il diffondersi delle testimonianze di denuncia, sia dal punto di vista giuridico (cosiglio a tutti coloro che hanno assistito alle violenze di Stato sulla propria pelle oppure come spettatori inorriditi, di rivolgersi al proprio avvocato o all'ufficio legale del Genoa Social Forum per valutare l'opportunità di azioni formali di denuncia), sia raccontando a tutti l'orrore, sensibilizzando l'opinione pubblica in maniera diretta, aggirando la propaganda e il silenzio dei mass media. Altro ottimismo arriva da una nascente informazione indipendente, legata soprattutto a Internet e alla rapidità con cui oggi è possibile far circolare notizie non "filtrate" dal potere. Proprio per questo è da tempo in atto un'aggressione alla libertà di espresione e informazione con una legge sull'editoria che definirla liberticida è quasi un complimento. Invito quindi tutti a sottoscrivere questa petizione (fintanto che le petizioni avranno un qualche peso), e per tutti intendo anche chi si sente di destra, a propria tutela, il giorno che dovessero rovesciarsi le carte. Poco c'e invece da
aspettarsi dalle forze politiche parlamentari, dall'opposizione di centro-sinistra.
Debolissima infatti è stata la risposta e l'indignazione, a parte
quella di qualche comunista cane sciolto del bipartitismo, e per questo
purtroppo innocua.
IL DUBBIO Tant'è che
sorge un lecito dubbio. Il dubbio che le cose sarebbero andate comunque
così, anche se al governo fosse seduto il centro-sinistra.
E possono trovare una spiegazione, senza ricorrere alla fantapolitica, quelle voci che volevano il centro-sinistra perdente alle recenti elezioni per propria scelta e volontà: se al governo fosse seduto Amato o D'Alema (Rutelli non avrebbe mai potuto vincere, e a dirlo non era solo Berlusconi ma anche buona parte del centro-sinistra stesso) oggi ci troveremmo di fronte ad uno spettacolo surreale: cittadini che accusano di fascismo quel governo da loro stessi voluto. Insomma, per sintetizzare,
gli scontri di piazza ci sarebbero stati comunque, perchè fanno
comodo ai progetti del G8, progetti ai quali si è indifferentemente
legata sia la destra che il centro-sinistra italiano, con la piccola differenza
che mentre di fronte al massacro della democrazia un governo di sinistra
sarebbe certamente caduto, un governo di destra rischia di uscirne rafforzato.
AL DI LA DEL DUBBIO, GLI APPELLI E così cado anch'io nella generalizzazione ma, per farmi perdonare, spiego meglio il mio pensiero. Non credo, ma spero che questo traspaia da quanto già detto, che siano ugualmente responsabili tutti i politici (a destra e a sinistra), tutti i funzionari ed agenti presenti a Genova, tutti i giornalisti legati ai media ufficiali. Credo piuttosto che molti, pur non approvando ciò che veniva organizzato da colleghi e superiori di partito, di caserma o di giornale, gli abbiano lasciato mano libera per una serie di motivi che sono quasi sempre riconducibili alla paura e raramente all'opportunismo. Auspico quindi che i singoli trovino coraggio e prendano strade diverse dagli orientamenti di gruppo, di casta o di partito, quando sentiranno quegli orientamenti lontanissimi dallo spirito che li ha portati a fare il proprio lavoro, a dedicare la propria vita ad un ideale di politica, di libera informazione, di tutela della legge intesa come come tutela degli altri, della gente, del cittadino libero di manifestare. Ed in particolare rivolgo i seguenti appelli: Agli uomini politici, a qualsiasi livello e di qualsiasi parte: se vi sta realmente a cuore la libertà e l'ordinamento democratico, e se siete a conoscenza di progetti incompatibili nelle finalità e nelle modalità con i vostri valori profondi, discostatevi da questi e denunciateli, anche a rischio della vostra posizione, del vostro "prestigio". E se pensate che il silenzio o la manomissione della verità trovi giustificazione nella ricerca di un bene superiore, sia esso la solidità dell'arco costituzionale o la solidità di un partito, ricredetevi: l'arco costituzionale l'ha già rotto certa destra, e i partiti stanno per disgregarsi, fragili contenitori di consenso virtuale e mediatico. Ai giornalisti e a chiunque lavori nel mondo dell'informazione a qualunque livello: se è vero che censura e propaganda sono pane quotidiano negli ambienti del vostro lavoro, e se vi si scalda il sangue per questo, lasciatelo tranquillamente arrivare all'ebollizione. Voi siete gli unici autorizzati a non mantenere la calma, anche a rischio del vostro lavoro. E se trattenete il respiro e il pensiero, per non lasciare intere redazioni in mano a dei pazzi, ricordate che la vostra energia serve altrove, e che fin'ora è stata usata da alibi. Agli uomini delle forze dell'ordine, siano agenti, graduati o funzionari: se avete preso le ferie durante il G8 per evitare di prender parte a un massacro previsto, se avete invitato gli amici a non manifestare per evitare botte sicure, questo forse vi lava la coscienza ma non basta a fare di voi dei buoni poliziotti, dei bravi carabinieri. Primo dovere dei tutori delle legge è quello di contrastare gli atti criminali, da qualsiasi parte provengano, anche quando il crimine è implicito negli ordini dei superiori. Denunciate cosa sapete. Lo so, è difficile per voi più che per chiunque altro. Siete sottoposti a pressioni inimmaginabili. Ma dimostrate una volta per tutte quel coraggio che mettete nelle strade per contastare la criminalità comune: lì rischiate la vita, qui rischiate solo la carriera. E alle madri, alle
mogli, agli amici di chi si è tolto la divisa e ha pianto per ciò
che è stato costretto a fare, date loro conforto, ma soprattutto
il giusto consiglio, ed evitate che i loro cuori vengano trasformati in
pietre da scagliare qua e là per dei loschi interessi.
Che Dio maledica
i mandanti, e perdoni le pedine fomentate dalle proprie divise, dall'aspirazione
al mezzobusto, dall'attaccamento alla Poltrona. Ma date una mano al Signore,
fate atto di penitenza, perchè anche la Sua pazienza potrebbe avere
un limite.
DAVID CIRESE
27 luglio 2001
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