C’e’ la famosa storia della fotografia di B.Newall
che tratta in piu’ volte, della diatriba su arte pittorica ed arte fotografica,
lasciando il lettore e lo storico senza risposta certa alla domanda: la
fotografia e’ una forma d’arte oppure solo uno strumento di riproduzione
della realtà? In tanti anni passati nella fotografia mi sono fatto
una mia opinione, e come tutti vado alla ricerca della sua conferma. Ed
ecco che casualmente il mondo virtuale di internet mi fa cadere su un fotografo
che forse, piu’ di me ha cercato in questa direzione, proponendo alcune
risposte di valore. Tahir Un, Ankara, turchia, giorni nostri, un Artista
definitivamente tale, un uomo che applica le tecniche dell’immagine fotografica
mettendole al servizio della comunicazione culturale globale. Un fotografo
metafisico, oserei, un uomo che dietro alla macchina fotografica non pone
solo l’occhio ma, tutta la sua cultura e la sua esperienza di vita, un
inconscio filosofo nella fotografia.Un uomo che risponde alla altrui curiosita’
con la sua domanda, personale opinione stilistica, la quale trascende i
luoghi comuni fotografici, inserendosi come proposta nella mente dell’osservatore.
La sua opera è permeata di richiami simbolici, propri di una cultura
con influenze mediterranee, richiami validi solamente se si entra in rapporto
con l’autore, se nell’opera si cerca una personalita’ trascendente l’estetica.
Un Uomo, che alle soglie del 2000, rifiutando la mediocre semplicità
dei media, afferma la propria unicità con coraggio e generosità,
della quale gli sarò sempre grato. Le opere presentate in questa
esposizione fanno parte della serie “Faces and Dreams”, 15 immagini, 15
diversi rapporti umani, in fondo solo ritratti, molto personali, doni dell’Artista
all’identità dei soggetti rappresentati, simbolo della propria sensibilità
e personalità. Che dire d’altro di un’artista che ci fa provare
il desiderio di essere suoi modelli?
Leonardo Damiani
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