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Carlo Maria Causati

pino fegato fino

Antica Macelleria Cecchini
Panzano in Chianti (Fi)

vernice 11 marzo 2001 ore 12
la mostra rimarrà aperta dall'11 marzo al 7 aprile 2001 - chiuso il mercoledì


Non sempre, guardando una fotografia, pensiamo all'importanza fondamentale del negativo e ugualmente, quando pensiamo alla vita, non sempre riflettiamo sulla morte, che ne è il contrappeso. Partendo da tale considerazione, questo lavoro sul parallelismo positivo-negativo/vita-morte vuole sottolineare il negativo come fonte essenziale della fotografia, di cui il positivo è solo una maschera. In queste immagini la vita ci lancia un ultimo sguardo grottesco, ammicca violenta, prima di sparire nel nulla. 

ripresa fotografica 1983 - stampa 2001
8 pezzi 70 x 105 cm. 
tiratura 3/3 
tecnica: stampa plotter su tela 

e-mail: causati@apexmail.com
 


La mostra è presentata in catalogo da Gabriele Perretta

La carne causata (di Causati)

[...] Milioni di animali ammalati o a rischio di esserlo vengono eliminati in poche ore. Secondo le statistiche produttive, nel mondo ogni anno si uccidono 25 miliardi di polli, 2 miliardi fra bovini, suini e ovocaprini, milioni di tonnellate di pesci che è impossibile misurare in individui data l'estrema variabilità di specie. [...] Miliardi di esseri viventi sono generati giusto per ingrassare in catene, così da trasformarsi in carcasse animali da macello [...]. Il capitalismo si caratterizza per la forma più estrema di mercificazione del vivente e di stimolazione della rappresentazione tragica. [...] L'uomo si sente in diritto di commettere le violenze sugli animali, di collegare le legittimazioni dello sterminio alle essenze del profitto, alle incantatrici del consumismo, alle gravi disgrazie delle guerre, alla violenza delle catastrofi, all'obbrobrio della distruzione ambientale, all'implacabilità del saccheggio, alla durevolezza della povertà. 

Tutti questi conflitti suonano sottilmente la canzone della carne, giocando la loro ambiguità tra ecologia animale ed umana. [...] In questa grande atmosfera di decadenza e di sofferenza, l'immagine dell'Orgien Mysterien Theater, iniziata dall'austriaco Hermann Nitsch alla fine degli anni Cinquanta, acquista un valore del tutto diverso. Sappiamo bene che esso consiste nella denominazione di una performance teatrale e rituale, in grado di rappresentare il contatto tra la macellazione e il consumo della carne in una dimensione orgiastica, sottolineando e provocando il connubio e la mescolanza tra sangue animale ed umano. Si è più volte detto che Nitsch, essendo un artista della generazione di quelli del dopoguerra, si è sentito responsabile di denunciare le memorie sacrificali vissute durante il secondo conflitto mondiale e che i suoi atti rituali consistevano nella messa in laboratorio di quello che egli stesso denominò Abreaktionespiel. Diciamo che l'arte contemporanea si è preoccupata di superare le convenzioni dell'immagine della carne. Nelle rappresentazioni di Nitsch non ci troviamo di fronte a delle parti commestibili dei mammiferi addomesticati [...] Non si tratta di calcolare di quante fibre muscolari, della varietà di grassi e di tessuto connettivo vi sono nell'oggettivazione della carne animale, ma di che cosa essa rappresenta, di che cosa essa, insieme al sangue, evoca e intacca nell'indole umana. [...]
Un fotografo che ha accompagnato con dettagliata caratterizzazione i rituali della carne e dello sventramento animale dell'O. M. Theater è stato Heinz Cibulka. Guardando le azioni che Nitsch ha svolto a Napoli negli anni Settanta, viene in mente la simbolica del Toro, del bue e del bufalo, il simbolo della bontà e della calma, la forza tranquilla, la potenza del lavoro e del sacrificio che esso già rappresentava nell'antichità [...] Anche Carlo Maria Causati prendendo ad oggetto la carne ha fatto un lavoro sulla vita e sulla morte, sul senso della distruzione e della rigenerazione della materia sensibile del corpo animale. Infatti, il suo pensiero su questo ciclo di foto che risalgono all'83 -perché a differenza di tanti altri espedienti teatrali o performatici qui si tratta di un lavoro pittorialistico che nasce da un semplice reportage - esclama: "Non sempre guardando una fotografia, pensiamo all'importanza fondamentale del negativo e ugualmente, quando pensiamo alla vita, non sempre riflettiamo sulla morte che ne è il contrappeso". In sostanza l'artista vuole dire che, pur limitandosi a ritrarre dei pezzi di carne animale, gettati nel luogo di macellazione dopo il rituale civile della soppressione di bestie destinate all'alimentazione umana, l'oggetto centrale della ricerca si muove verso la nozione di negativo, valorizzando proprio l'effetto della luce sulla pellicola. In sostanza Causati con la macchina fotografica parte da un reportage su dei pezzi considerati secondari per la macellazione, visto che in genere ritrae gli scarti [...] Lo sguardo di Causati a questi pezzi di vita animale ci fa venire in mente quanto la storia dell'arte abbia comunque guardato nel tempo il bue come oggetto significante di civiltà e di sapere alimentare. La testa spesso riportata nelle fotografie non ricorda tanto le silhouette o le stilizzazioni piatte ed antinaturalistiche del bufalo di Keeffe, ma piuttosto la tradizione seicentesca del bodegón (particolare tipo di natura morta diffuso in Spagna grazie a Juan Sánchez Cotán, che consiste nella disposizione degli oggetti affidandoli ad una dimensione spaziale quasi metafisica), oppure l'oggettività che scaturisce dalle nature morte di Jacopo De Barbari [...] Oppure, se non altro, sempre nel campo della pittura, bisognerebbe rifarsi ad un artista dal tratto espressionista come Chaim Soutine, ricordando il famoso quadro del Bue macellato del 1939. Rembrandt, che era nel contempo un pittore materialista e visionario, nel 1655 produce Il bue macellato, un quadro molto realistico che oggi potremmo riferire ai supporti scenografici e alle macellazioni mutuate dal mondo reale delle rappresentazioni di H. Nitsch. In fondo vi è anche una letteratura di critica sociale e capitalistica che potrebbe testimoniare la visione di questi passaggi, basta andare ad un'opera del 1929-30 di Bertold Brecht Santa Giovanna dei macelli, conosciuta in Italia tramite il lavoro di Strehler al Piccolo con le scenografie di Ezio Frigerio. 

Con uno sguardo più attento al presente, vediamo che a questa forma di figurazione la fotografia post-concettuale, che si è mossa in una dimensione più oggettiva di quella di Cibulka, ha prodotto da una parte la rigorosità di un A. Serrano o di un R. Gligorov e dall'altra l'epilogo pittorialistico di un lavoro sul corpo animale come quello di Causati. Un epilogo che, pur presentandosi come la parte finale di un dramma dell'uccisione e dello scioglimento di una trama efferata che descrive il destino "di relitti", tenta di rivolgere parossisticamente lo sguardo a quel brandello animale che l'industria della carne emargina, dando un senso tragico e cromatico alla testa del bue. [...] I pezzi fotografati da Causati sono quelle parti difficili da utilizzare dopo la macellazione. Essi dunque per difetto
simbolico si trasformano in una sorta di analogia fotografica con il positivo/negativo della tecnica di ripresa e di fissaggio; un sostrato, un relitto del dramma che si nutre di malinconia e di realismo e che stimola l'artista a dire: "In queste immagini la vita ci lancia un ultimo sguardo grottesco, ammicca violenta, prima di sparire nel nulla". Si tratta di immagini che prendono lo stesso sapore intelligente e strambo della traduzione frammentaria che Paolo Rossi ha riportato in teatro del Gargantua… di F. Rabelais. [...] Oggi in tempi di BSE è assolutamente vietata la vendita di tali pezzi. La macchina fotografica di Causati dal lontano 1983 si è dunque soffermata a riprendere questi "resti" e poi l'artista, con l'aiuto di una recente stampa al plotter, ha schermato l'apertura oggettiva della fotografia su di un supporto telato. Tale riporto ha modificato la resa con la stesura su un file di immagine, ha ridotto la lavorazione a piccoli dettagli, ha introdotto il ridimensionamento, ha centrato l'icona e, causando delle metamorfosi computerizzate [...] ha consegnato al nostro sguardo un risultato pittorico da copy. [...] Anche se nella resa su tela si ha l'impressione che questi lavori partano da modalità macro di tipo digitale, la vicinanza al soggetto non è data dall'effetto di una fotocamera elettronica [...] ma il transfert avviene tramite il mezzo tradizionale: negativo e scanner, elementi che sono ormai surclassati dalla nuova fantasimilarità dell'industria tecnologica, condannati - così come avviene per le teste di bue durante la macellazione - all'archeologia tecnica ed elettronica. 

Causati maneggia, dunque, una materia archeologica, come del resto sono destinati a fare tutti gli artisti-artigiani che oggi appaiono in questo nostro assurdo e delirante quotidiano contemporaneo. [...] Le immagini riprendono la morte di una morte, la morte di una vita e la
macellazione di una tecnica. Un oblio marginale che, nel filtro di questi passaggi e di questi trasferimenti, conserva la potenza del negativo, l'energia dell'ombra, il tratto del demiurgo funesto, come direbbe Cioran. Infatti, Causati sostiene che il positivo è solo una
maschera e che la testa del bue scuoiata non giustifica tale maschera. La maschera è decostruita dal negativo, è diluita nel pittorialismo del fotoritocco. [...] Ma la testimonianza smascherata del negativo rimane violenta e grottesca; nella sua arcaicità tecnica, nella sua icasticità esso si rifrange sulla tela prima di apparire già ombratile del suo destino: rimanere attaccato come un sottile velo sul sacco cosparso di biacca e texturato con un preparato di colla di coniglio, significa far diventare ancora più grottesco il bianco estremo di Malevic, il declino totale, la parossia della morte. 

La morte, come il negativo, non è un tratto della spettacolarità e della positività dell'immagine, la morte è dentro la fotografia, la morte è il negativo stesso che si conserva nella sua trasparenza e nella sua acetaticità. [...] Causati vuole addirittura dire il contrario della normalità, ovvero che noi siamo morti quando siamo vivi e viviamo quando siamo morti. Le ombre degli accadimenti migrano continuamente dentro di noi. La fotografia è una testimonianza di questo passaggio, essa ci conduce nel regno degli inferi dando voce alle ombre dell'Averno. 
 

da un testo di Gabriele Perretta
Antica Macelleria Cecchini
Panzano in Chianti (Fi)
tel. 055-85.20.20 

come giungere a Panzano in Chianti (Fi):
Autostrada A1 uscita Firenze sud; s.p. 222 verso Greve in Chianti, circa 30 Km.



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